Autori: Masao Yabe - Mitsushi Yabe
Titolo del libro: Kendo Kyohon
Edizioni Mediterranee, 1976
Da: « Fudo Chi Shin Myo Roku », di Takuan Osho.
TAKUAN OSHO, famoso bronzo nato nel 1572 e morto nel 1645, con il suo pensiero ed i suoi scritti ha influenzato tutte le antiche Arti Marziali (Kobudo). Contemporaneo di Yagyu Tajima No Kami Munenori e suo amico, lo fece partecipe del suo pensiero. Nel 1645 lasciò una lettera: Yume, o sogno, a conclusione di tutta una vita di pensiero.
HONSHIN e MOSHIN
Honshin, il principio di cuore, l'essenza: inteso come linfa che si estende in tutto il corpo, non immobile e non localizzabile in un sol punto. Moshin, cuore senza princìpi, è inteso come qualcosa di immobile, che si fissa, non spazia e non si estende. Se Honshin si racchiude e si fissa in un sol punto, diventa Moshin, così Honshin perde la sua essenza e non serve più per tutte le occasioni in cui è indispensabile: è importante non perdere Honshin. Per esempio, Honshin è acqua, Moshin è ghiaccio. Ghiaccio e acqua: come origine è la stessa, ma con il ghiaccio non ci si può lavare mani e viso, occorre sciogliere il ghiaccio che, diventando acqua, si può usare come uno vuole, si può adoperare per lavarsi le mani e il viso. Così è il pensiero dell'Uomo: se è fisso in un punto, come il ghiaccio, non si può usare come si vuole, bisogna sciogliere il pensiero bloccato in un sol punto per poterlo indirizzare dove si desidera o dove occorra: questo si chiama Honshin.
Da: « Gorin No Sho », di Miyamoto Musashi.
MIYAMOTO MUSASHI, nato nel 1584, morì nel 1646. Fu il fondatore della Scuola di Kendo Ni Ten Ichi Ryu. Viaggiò per quasi tutto il Giappone, dall'età di 13 anni fino ai 39. Sostenne oltre sessanta combattimenti, da cui uscì sempre assoluto vincitore. Affermò di essere riuscito a comprendere in profondità il Kendo solo all'età di cinquanta anni. Il libro da cui è stato tratto questo brano fu da lui scritto due anni prima della morte: nel 1644. Gorin No Sho, letteralmente tradotto in « Cinque Ruote », è una frase Buddista che sta a significare i cinque elementi che costituiscono il mondo, e cioè: la Terra, l'Acqua, il Fuoco, il Vento e il Cielo, chiamato Mu, ossia "niente".
Testo
Giusto metodo di guardare nel Heiho (Metsuke).
L'osservare deve essere guardare in modo ampio e largo. Vi sono due modi Kan e Ken. Kan è più intenso, Ken lo è meno. Quando si guarda una cosa lontana, occorre osservarla come se fosse vicina. Si deve conoscere la spada dell'avversario, ma mai guardarla. Ciò deve essere oggetto di studio. Questo metodo di osservare è giusto sia nel combattimento individuale che di gruppo. Si deve poter vedere i due lati estremi contemporaneamente senza muovere gli occhi. È necessario capire questo libro e poi seguire sempre questo metodo di osservazione. In tutte le occasioni bisogna stare attenti a non cambiare metodo. Applicatevi molto.
Estensione
Kan è il modo di guardare dentro una cosa (fenomeno interno).
Ken è guardare con gli occhi (fenomeno esterno).
Quando si guarda una cosa lontana occorre osservarla come se fosse vicina; quando si guarda una cosa vicina occorre osservarla come se fosse lontana: se osserviamo una cosa da vicino, anche se non vicina fisicamente, è difficile comprenderne il quadro completo e profondo perché delle cose vicine siamo portati ad osservarne il fatto e le conseguenze esterne dimenticandone l'essenza intima e gli elementi del fenomeno che implica; così come di una cosa lontana è difficile precisarne la concretezza.
Conoscere la spada dell'avversario senza guardarla: vuol dire non guardare alla spada come presenza esteriore, ma conoscere il suo fenomeno completo.
Si deve poter vedere i due estremi senza muovere gli occhi: non si deve fissare la propria attenzione su di una sola cosa, anche se importante, ma considerarla insieme a ciò che la circonda perché questo può diventare, improvvisamente, a sua volta importante.
Quando si guarda una cosa vicina occorre osservarla come se fosse lontana.
« Ichi Gan Hi Soku San Tan Shi Riki » Questa frase vuol dire che nel Kendo ci sono quattro cose fondamentali ed in ordine di importanza sono: gli occhi, i piedi, la decisione e la tecnica.
Gli occhi sono la prima cosa, perché occorre capire come si muove e come pensa l'avversario. Si deve guardare una cosa lontana come si guarda una cosa vicina e una cosa vicina come fosse lontana. Bisogna conoscere la spada dell'avversario, ma non si guarda mai la spada dell'avversario. Non si devono muovere le pupille degli occhi, ma bisogna guardare tutti e due i fianchi contemporaneamente.
Tutto questo è molto importante, in giapponese si dice Enzan No Metsuke; in italiano si può tradurre: guardare come si guarda una montagna da lontano, cioè non un particolare, ma tutto l'insieme. I piedi sono la seconda cosa importante e sono importanti perché con loro si ottiene la giusta distanza, o Mawai, per attaccare e difendersi in modo corretto e veloce.
La decisione è la terza perché nel Kendo il movimento è facile, ma importante è decidere quando compierlo.
La tecnica è la quarta, e questo non vuol dire che l'allenamento non è importante, vuol dire che è inutile se non c'è l'allenamento del cuore.
Da: « Hokuto No Hito », di Shiba Ryotaro.
Questo brano è tratto dalla storia della vita di Chiba Shusaku, nato nel 1794 e morto nel 1851, fondatore dello stile Hokushin Ittoryu. Ultimo dei Grandi Maestri di Ken-jutsu, visse nel periodo di transizione preparando la venuta del Kendo come trasformazione del Ken-jutsu.
Un tempo, da giovane, abitando presso la casa di un giardiniere ebbe occasione di ospitare nella sua camera un boscaiolo dipendente dal giardiniere che non aveva trovato alloggio per la notte. Il vecchio boscaiolo era taciturno, e il suo viso rugoso diceva che viveva in montagna nel profondo dei boschi. Per tutto il tempo che restò nella casa non parlò quasi mai, ma raccontò una storia.
In compagnia con altri boscaioli, cominciò il vecchio, un boscaiolo tagliava un albero sulla montagna quando si avvicinò un animale strano che cominciò a ridere. Il boscaiolo si spaventò e, voltandosi, vide lo strano animale sconosciuto. Pensò di catturarlo, ma l'animale sembrò leggere nel pensiero e gli disse: « Tu hai pensato di catturarmi » e continuò a ridere più forte. Il boscaiolo si spaventò ancor più comprendendo che lo strano animale capiva quello che lui pensava. L'animale riprese dicendo: « Ecco, ora hai pensato che io leggo nel pensiero » A questo punto il boscaiolo pesò di ucciderlo con l'ascia; e l'animale ancora: « Ecco, ora tu hai pensato di uccidermi » e rise aprendo la bocca rossa. Il boscaiolo, seccato dal comportamento dell'animale, riprese a lavorare, mentre l'animale seguitando a ridere, contento della sua superiorità, diceva: « Boscaiolo, tu sei seccato perché leggo sempre nel tuo pensiero »; ma il boscaiolo, trascurandolo, continuò a lavorare. Mentre lavorava, la testa dell'ascia si allentò dal manico e mentre egli la sollevava in alto, schizzò verso l'animale. La lama non aveva pensiero e l'animale, contro una cosa che non aveva pensiero, non poteva scappare, così l'ascia gli tagliò la testa in due e l'uccise. Chiba Shusaku domandò come si chiamava quell'animale; il vecchio rispose: Satori. Satori vuol dire "capire". Shusaku, impressionato dalla storia, pensò: « La mia spada è saggia, deve conoscere l'attacco dell'avversario per poterlo fermare ». Poi pensò che usava troppa saggezza. Per uno che fa Kendo, l'esempio del boscaiolo è il peggiore; infatti, l'animale era a lui superiore nel conoscere l'avversario. « Quest'animale strano è come me, ma uno che pratica Kendo deve essere come la lama dell'ascia ».
Da: « Nihonto Meikoden », di Fukunaga.
Racconto tradizionale sulla vita di Muramasa, Artigiano.
Una sera, un Jin Ri Ki Sha (un risho) passava per la strada principale di un paese; ad un certo punto, si sentì il rumore di un artigiano che batteva il ferro. Il passeggero, un vecchio, domandò all'uomo che lo portava se questo rumore proveniva da un artigiano che costruiva spade. L'uomo gli rispose di sì, e che l'artigiano si chiamava Muramasa. Il vecchio disse allora che l'artigiano doveva essere bravo, ma gli mancava qualcosa per essere perfetto: anche ora sembrava che ci fosse il suono di Hagire.
Il conducente del risho abitava accanto Muramasa e, tornando a casa, andò da lui e gli raccontò l'episodio.
Muramasa disse: « Ecco, questo è il mio Maestro ». Chiese dove abitava e andò a trovarlo.
Quando Muramasa incontrò il vecchio, esordì col dire che chi riusciva a sentire nel suono del ferro battuto il rumore di Hagire doveva essere un gran Maestro, e lo pregò di prenderlo con lui come allievo. Il vecchio rispose di non essere un gran Maestro, ma che accanto a casa sua viveva un artigiano chiamato Masamune, e che quindi tutto il giorno sentiva il rumore del suo lavoro.
Muramasa chiese al vecchio di poter viaggiare con lui fino alla città di Kamakura, dove abitava, perché accanto a lui certamente abitava il famoso Soro Hachido Masamune. Arrivati a Kamakura, Muramasa, sorpreso, capì che il vecchio era proprio Masamune e diventò suo allievo. Un giorno, Muramasa e Masamune piantarono nel letto del fiume una spada ciascuno con la lama che usciva dall'acqua. Una foglia discese sul fiume ed incontrò la spada di Masamune, ma la scansò ed andò via; poi incontrò quella di Muramasa, la urtò e fu tagliata in due. Muramasa, davanti a quella prova, si inorgoglì e pensò che la sua spada tagliava meglio del suo Maestro; ma Masamune gli disse: « Non è molto importante come la spada taglia: è molto più importante che abbia la virtù di allontanare il male senza che occorra tagliare ».